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  • Immagine del redattoreFrancesca

Caro Vasco, tu mi hai rapito il cuor

IL MARADONA ESPLODE DI GIOIA SOTTO I COLPI ROCK DEL COMANDANTE



VASCO ROSSI SUL PALCO DEL MARADONA (Facebook Vasco Rossi)


Vivere un VASCO LIVE è vivere la storia. È fare un carico di energia e felicità, che ti aiuta a sopravvivere per parecchie settimane dopo. Non importa cosa accade poi, lui ti offre una bella dose di magia e benessere. E di ricordi anche, perché il patchwork dei brani cantati sul palco lo ha costruito con un messaggio preciso: “non lasciare indietro il tuo passato e non rinnegarlo… ti aiuta a essere migliore”.

Il mio racconto personale inizia prima dell’arrivo al Maradona. Accanto a Vasco, nel suo cammino, nella sua crescita, nei suoi live, nella sua vita c’è una donna forte e straordinaria, Tania Sachs, tra i miei miti indiscussi. Parlare al telefono con lei per me era già concerto. È a lei, punto di riferimento di una storia bellissima, che tutti noi dobbiamo buona parte di quello che riceviamo oggi dal Komandante. Il mio link con lei è Pier Paolo e nella nostra storia (iniziata quasi 20 anni fa e oggi completata e resa meravigliosa da Gaia e Giada, le nostre figlie) c’è anche una data di Buoni o Cattivi Tour al San Paolo, con Gaia in una pancina appena accennata. È con Pier Paolo che ieri ho vissuto la magia. Certo, non sono mancati i momenti di isolamento. Sola tra 45.000. Mi capita sempre ai suoi concerti. È un’alchimia non tanto facile da spiegare. Per qualche istante lui diventa solo mio. Egoisticamente mio. E io divento solo sua.


VASCO LIVE


A me sono mancate “Gabry” (ma c’era Toffee, che anche amo molto e ascoltavo a ripetizione nel walkman; e c’era pure “Sally” con il suo equilibrio sopra la follia), “Sono innocente” e “Manifesto futurista della nuova umanità” (ma con “Gli spari sopra” e “C’è chi dice no” mi è arrivata quella carica di adrenalina che cerco sempre prima degli incontri difficili). E poi mi è mancata lei, “Vivere una favola”, che è una delle più belle poesie di tutti i tempi (dovrebbero metterla nei testi di antologia e farla studiare a scuola). E poi c'è stata "Se ti potessi dire", una confessione non confessata fino in fondo. Su “Siamo vivi” mi è scappata spontanea la lacrima, perché il tempo che abbiamo vissuto ci ha lacerati dentro e le cicatrici sono un discorso complesso. Lui, il grande Kom, che è comparso sul palco con l’urlo “FINALMENTE NAPOLI!”, ci ha ricordato che finalmente potevamo di nuovo cantare, saltare, ballare, abbracciarci, baciarci tra migliaia di persone con meno paura.



Uno dei momenti clou del concerto arriva con “Rewind”, un manifesto di libertà, con signorine toniche e bellissime che saltano sulle spalle del marito, fidanzato, amico, ma anche di uno incontrato là per la prima volta (la tribù si aggrega con semplicità e complicità… in quel momento è importante sollevarsi da terra, poco conta sulle spalle di chi) e inizia il valzer dei topless e dei reggiseni lanciati al vento.



E poi, come le star, arrivano loro, “Siamo solo noi”, “Vita spericolata” e “Albachiara”. Eterne e sontuose ma anche portatrici di un messaggio un po’ triste per la combriccola del Blasco: “Bella gente, la festa è finita!”.

Ho scoperto e ho iniziato ad amare Vasco quando avevo 14 anni (ora ne ho 47). La mia anima rock gli appartiene completamente. L’ha costruita lui, canzone dopo canzone, e ha avuto la tremenda abilità di scrivere cose di cui avevo bisogno proprio nel momento in cui le ha scritte. Non sono una sua fan, io sono geneticamente vasconiana (che è tutta un’altra storia). Una costruzione che c’è stata anche con il recupero di poesie scritte quando ero più piccola e lui costruiva il rocker che è oggi, che pure sono state messe nella scaletta del Maradona: “Ti taglio la gola” (1985 – di anni ne avevo appena 10) e “Sballi ravvicinati del terzo tipo” (1979 – di anni ne avevo solo 4).


VASCO LIVE è una sera che ti resta dentro e che ti fa svegliare in uno stato di pienezza e gioia, con le canzoni cantate, le chitarre magiche di Steff Burns e Vince Pastano e le straordinarie scenografie digitali di Pepsy Romanoff che ancora ti girano nel cervello e frame che arrivano nell’arco della giornata a ricordarti che ieri hai fatto parte di un bel pezzo di storia.


GRAZIE TANIA. GRAZIE VASCO. VIVA VOI TUTTI! VIVA NOI!

Una notte così la meritavamo si…


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