Francesca
Intervista / Le ORIGIN di D-ROSS
I riff di Hendrix, AC/DC, Deep Purple, Led Zeppelin e la chitarra di Andrea Braido. Da ragazzino ho deciso che avrei fatto quella musica.

Cosa mi mantiene viva sempre e comunque, anche quando ho solo pesi e non ho contrappesi per bilanciare? Questi incontri... queste "chiacchierate d'artista". Ognuno di noi sceglie un modo, in fondo. E quando un artista della statura immensa di D-ROSS, mi concede un po' del suo tempo, ricevo un dono prezioso davvero. Ecco la nostra "chiacchierata d'artista".
Tre anni fa è stato Large, con i suoi paesaggi sonici spesso sintetici, a segnare il debutto solista di Rosario Castagnola, in arte D-ROSS. Oggi è Origin a consegnare al mondo della musica un lavoro strumentale straordinario, con una sola perla cantata: un saluto ai #PinkFloyd (di cui quest’anno si celebra il 50° anniversario del loro magnetico ‘Live at Pompeii’), con Shine On You Crazy Diamond e la graffiante e profonda voce di #Raiz (Almamegretta).
Musicista, autore e compositore, #DROSS forma, insieme alla francese Sarah Tartuffo (#Startuffo), una delle rare producer donne, un duo fortissimo, multiplatino con #Ernia, #Luchè, #GuéPequeno e che ha vinto un David di Donatello con i Manetti Bros e ha firmato la soundtrack del film 5 è il numero perfetto di IGORT.
#Origin, il nuovo progetto solista, autoprodotto, autonomo, indipendente, su etichetta RC Music, è un gran bel viaggio, un inno alla #chitarra, di cui D-Ross si innamora da ragazzino, quando il papà di un amico di classe lo battezza con i riff di #Hendrix, #ACDC, #DeepPurple, #LedZeppelin e poi vede in tv un concerto di #VascoRossi e sente suonare #AndreaBraido. In quel momento, la folgorazione e il desiderio di suonare quella musica.
Origin diventa il mio film muto. Perché gli strumentali dicono tanto: aprono scenari, emotività, spalancano visioni, emozioni. E raccontano. Naturalmente dipende dalla singola sensibilità degli ascoltatori. Chi fruisce della musica può generare di volta in volta la sua storia e magari saprà pian piano rintracciare le mie reference storiche: Jimi Hendrix, il blues di Chicago, Pink Floyd, Muddy Waters, Son House, Led Zeppelin, Jeff Beck, Nirvana. Mi ritengo un curioso della composizione. Ho 43 anni e sono attento ai titoli d’antan e a ciò che nasce quotidianamente nel music biz. (D-ROSS)

In una chiacchierata notturna hai definito ORIGIN necessario. Per me più che necessario è un lavoro fondamentale, una bella e grandiosa testimonianza per la musica. Tu cosa intendi per “necessario”?
La necessità che intendevo assecondare era esclusivamente artistica. Lavorando molto, in tanti progetti differenti l’un l’altro, stavolta volevo realizzare qualcosa che non faccio spesso. Cioè comporre musica senza regole, lasciando spazio al suono senza nessun vincolo di durata o di genere e/o di orecchiabilità.
In un’epoca assolutamente digitale, il tuo lavoro discografico e autoprodotto (su label RC Music) irrompe sulla scena e costruisce un viaggio rock-blues straordinario, in cui hai chiamato a raccolta un po’ di musicisti che suonano con te. Mi racconti queste collaborazioni?
È un disco di matrice rock-blues però pensato nei giorni nostri. Quindi contaminato con sonorità attuali. Le collaborazioni con Diego Leanza, Gigi Scialdone, Startuffo e Raiz sono nate in maniera spontanea dalla voglia di condividere con artisti e amici cari un punto di vista comune a tutti noi. In questo caso le sensazioni rock’n’roll.
Dopo ORIGIN, che più che una intro è un tappeto che segna l’ingresso nell’affascinante mondo delle chitarre, c’è immediatamente il grandioso tributo ai Pink Floyd con “Shine On You Crazy Diamond” e la graffiante voce di Raiz. Che sensazione, che sentimento ti lega in particolare ai Pink Floyd e a questa canzone?
Sono profondamente legato a questo brano. Dopo le tracce del disco The Wall, è stato il primo pezzo dei Pink Floyd cui mi sono avvicinato. All’epoca avevo 13 anni e fu amore a primo ascolto. E ti assicuro che a distanza di trent’anni è ancora così. Questo amore in comune ha scatenato la voglia di produrla con Raiz, ovviamente nella mia chiave, e rispettando la sua vocalità e il mondo musicale di provenienza.
Come hai costruito questo viaggio? Come hai scelto la sua costruzione e l’ordine delle tracce?
In realtà è arrivato lentamente e da solo. Io ho soltanto raccolto le molteplici idee in maniera istintiva e naturale, senza forzare nessun elemento. Ho badato semplicemente al rispetto delle mie intuizioni e della mia propensione artistica, se così possiamo dire.
Riferimento fondamentale, insieme a Startuffo, della scena musicale, già David di Donatello per un film con i Manetti Bros, multiplatino con Ernia, Luchè, Gué Pequeno, autore della soundtrack del film “5 è il numero perfetto” di IGORT e di alcune hit di “Gomorra-la serie”: quanto di te c’è dentro ogni collaborazione e come entri nei mondi degli artisti quando curi le produzioni? Qual è la scintilla che scatta e il percorso che segui?
Il segreto di lavorare con gli altri è l’incontro umano-creativo che avviene tra noi. È un dialogo che, se sincero, porta risultato. Solo così possono nascere cose interessanti. Nelle mie produzioni ci deve essere la storia, un racconto. Chi ha i mezzi per capire i riferimenti poi apprezzerà ciò che hai fatto.
Oggi, complice Spotify, c’è una overdose di musica, soprattutto rap. Che opinione hai della scena e soprattutto di tutta questa roba che esce senza sosta? Come fa l’ascoltatore a orientarsi?
Come in tutti i campi, esistono cose belle e cose brutte. Io le catalogo esclusivamente in tal modo. Chi è superficiale parlerà ai superficiali ma per fortuna esiste una fetta che ama ancora tanto la buona musica. Riguardo le tante uscite quotidiane e settimanali io ne sono felice: vuol dire che il pubblico probabilmente ne ha voglia.
Cosa deve avere un artista affinché possa dialogare con te e averti al suo fianco? Quali sono le peculiarità che ti intrigano e sollecitano il tuo estro creativo?
La prima cosa che osservo è il lato veritiero della proposta, colto o ignorante che sia. Io voglio lavorare con artisti veri e non con artisti che vogliono essere quello che desiderano gli altri. Con gli ultimi ci lavoro ma solo se ben pagato. Nonostante tutto sono un professionista (sorriso e occhiolino!).