Francesca
#SANREMO2021. Zitti e Buoni!
Aggiornamento: 21 mar 2021
Vince il rock. La più bella risposta che la musica poteva dare al "bla bla" nazionale

Non sono mai stata una fan del #FestivaldiSanremo. Le canzoni le ho sempre ascoltate in radio (di cui, invece, sono fan). Poi, tre anni fa, ho conosciuto la vera essenza del Festival di Sanremo, proiettata ben oltre quello che arriva nelle case di milioni di italiani.
È iniziata, con Daniela Serra & Vincenzo Russolillo, insieme ai meravigliosi e straordinari amici e colleghi Tommaso Martinelli e Sacha Lunatici, l’avventura di #ufficiostampa a #CasaSanremo, l’hospitality del Festival, una realtà che stravolge il #Palafiori e accoglie artisti, etichette, discografici, produttori, giornalisti, cittadini e turisti. A Febbraio 2020, Casa Sanremo va ben oltre il Palafiori e il suo esplosivo party Stasera tutti a casa, e, in partnership con Rai Pubblicità, lancia l’iniziativa Tra Palco e Città: viene allestito un enorme palcoscenico in Piazza Colombo, collocata tra il Teatro Ariston e il Palafiori, con un red carpet che parte dall’Artiston, attraversa la piazza ed entra nella Casa. E questo è l’ultimo frame di esplosione di adrenalina, felicità e musica che mi resta di un #2020 tremendo, straziante, asfissiante.

#Sanremo, nei giorni del #Festival, si trasforma in una città di fiori, musica e amore, in maniera a tal punto dirompente che anche chi non siede nella platea dell’#Ariston riesce a sentirsi parte di una grandissima festa. E, non siamo ipocriti, tutti gli #artisti sognano il palcoscenico di Sanremo, anche quelli più underground e “contro il sistema”. Sanremo, ben prima di quei giorni, è un’importante opportunità di impiego per migliaia di lavoratori dello spettacolo, impegnati per un lungo periodo sul progetto.
Il Festival di Sanremo doveva saltare l’edizione #2021 meno che mai, con le migliaia di maestranze impiegate per più di due mesi tra Ariston e Palafiori, in un periodo in cui il mondo della cultura e dello spettacolo non è neanche più in ginocchio ma completamente steso a terra, sotto il peso tremendo e insopportabile di un vuoto e di un silenzio che chissà quanto durerà. Ricordo, a chi si ferma agli artisti, che dietro e intorno a ognuno di loro ci lavorano centinaia di persone: musicisti, fonici, tecnici delle luci, elettricisti, operai, facchini, driver, security, registi, autori, produttori, manager, tour manager, uffici stampa, media relator. E poi l’#OrchestradiSanremo con tutti i direttori che si sono alternati a dirigerla, che è stata lo straordinario pubblico degli artisti in gara e degli ospiti di #Amadeus e #Fiorello. E, ancora, i fiorai di Sanremo, altro settore che, con il wedding paralizzato, ha perso parecchio, hanno lavorato. E, per tutti coloro che hanno sparato a zero “Sanremo lo hanno pagato con i nostri soldi! Vergogna!”, guardate che con il nostro canone non pagano neanche i bouquet che danno agli artisti e agli ospiti. Il Festival di Saremo è pagato dagli sponsor e dalle pubblicità (uh, rivelazione!!!). Hotel, affittacamere e casa (non dimentichiamo in che condizioni è messo il turismo) hanno avuto un po’ di ossigeno.

Casa Sanremo doveva saltare l’edizione 2021 meno che mai. Trasformata in un grande studio televisivo, con streaming senza sosta e tanti format dinamici, che hanno intrattenuto chi non è potuto andare a Sanremo e con la centrale iniziativa #ripartiamodasenremo, ripartiamo dallo spettacolo e dalla cultura, di cui abbiamo tutti disperatamente bisogno per stare bene, ma di cui sembra si possa fare, oggi, tranquillamente a meno! Tre focus – musica live, teatro e cinema –, conclusi con 8 punti programmatici da presentare al Ministero della Cultura, letti in streaming da Massimo Cotto e Luca De Gennaro. Un mondo fortemente coeso in questo momento, con una visione grandiosa (come solo la cultura, nel senso più ampio del termine, sa esserlo) ben oltre i ristori, da cui in troppi sono rimasti esclusi.
Riuscite, dunque, a percepire cosa sia stato davvero Sanremo per artisti e maestranze fermi, congelati, ibernati, senza live, senza tour, senza festival, senza club? Riuscite a capire quanta gente fa fatica oggi a sopravvivere?
Tutti avevamo bisogno del #FestivaldiSanremo. Ne avevano bisogno gli artisti (perché privarli della vetrina più importante della musica italiana?), ne avevano bisogno le maestranze (ferme da più di un anno!), ne avevano bisogno gli italiani (non vi ha dato un senso di leggerezza per 5 giorni concentrarvi sulle canzoni, i vestiti, la bellezza degli artisti e abbandonare la disperazione e la paura di Covid-19?). Ne avevano bisogno coloro che hanno ricevuto in beneficenza il cachet di Zlatan Ibrahimović, interamente devoluto (importante saperlo per tutti coloro che “con i milioni di euro che guadagna all’anno si è andato a prendere i soldi del Festival!”).
Tutti avevamo bisogno del Festival, ma in pochi lo ammetteranno. Purtroppo, la reclusione e la mancanza di socialità (anche quella ipocrita) ha incattivito parecchio l’umanità. Purtroppo, è come se il pianeta Terra fosse avvolto da un alone satanico: invidia, cattiveria, odio sparato a zero sui social, contro chiunque e per qualunque cosa. Io insisto: sorridere dei momenti di gioia e successo degli altri non solo rende il mondo un posto migliore ma anche produttivo di energie che fanno bene a tutti noi.
Viva il Fesival di Sanremo, viva Casa Sanremo e viva #Vasco, che quota, quanto me, #Måneskin, una perla musicale di rara bellezza e grandezza in un mondo ormai appiattito su rap, trap e indie. Ma viva anche #ManuelAgnelli, che, con gli Aftehours si è preso cura di parte della mia anima rock e, con i Måneskin, ha fatto raggiungere al Festival di Sanremo 2021 il momento più alto della kermesse canora: una versione di “Amandoti” che avrà fatto tremare i polsi e l’anima anche a Gianna Nannini che la portò sul mercato discografico nel 2004 (17 anni fa, signori!). E, forse, di buon auspicio per questa vittoria è stato anche il grandissimo produttore #SergioCerruti, con cui, in una recente intervista realizzata per il sito ufficiale di Casa Sanremo, abbiamo parlato di rock e per lui “ROCK NEVER DIE” (io non posso che essere assolutamente d'accordo).
Quanto alle canzoni del Festival di Sanremo, in genere serve il secondo (a volte anche il terzo) ascolto per decidere cosa ti piace, cosa hai voglia di riascoltare. Io mi sono fermata al primo ascolto: Måneskin strepitosi, mi sono arrivati dentro come un pugno (cit. "Rewid"/Vasco Rossi), grandiosa #Madame, bella la canzone scritta da Gigi D’Alessio per #Arisa, interessante la metamorfosi di #Noemi. E mi sono piaciute pure le “Fiamme negli occhi” di Coma-Cose. Tra gli ospiti, il carico di sacra energia del maestro immenso Enzo Avitabile e dei suoi bottari. Vero, stupefacente, meraviglioso, provocatorio #AchilleLauro, con i suoi quadri, uniti da un unico filo: la libertà di espressione, la libertà di essere e la capacità di schivare la cattiveria e lasciarsi scivolare addosso le parole perfide.
Ora i riflettori si sono spenti. Il sipario è calato. Lo show è finito per chi lo guarda da fuori. Dietro le quinte, dietro lo schermo, ancora qualche giorno (benedetto) di lavoro per le maestranze dello spettacolo impegnate a smontare pannelli, avvolgere cavi, chiudere bauli.
Buon lavoro ai colleghi uffici stampa che continueranno ancora, oltre il Festival, con la comunicazione degli artisti sanremesi e dei dischi che, come da tradizione, seguono la performance sul palco dell’Ariston.
Buona vita agli odiatori seriali. Fate l’amore… che la guerra è distruzione per tutti!